Avvocati specialisti: via libera dal Ministero della Giustizia alle linee guida per la formazione degli avvocati che potranno ora qualificarsi attraverso trentasei itinerari biennali, pari ai tre macrosettori (civile, penale e amministrativo) suddivisi in indirizzi, più altri settori autonomi come, ad esempio, lavoro, tributario, famiglia, concorrenza, digitale.
Ma come viene vista la specializzazione dai professionisti del foro?
Antonio Ranalli ha condotto un’indagine per ItaliaOggi e tra gli intervistati anche il nostro partner Agostino Clemente, il quale ha così commentato: «Come è noto ci si può laureare in giurisprudenza senza aver mai esaminato un caso pratico, senza aver mai simulato la redazione di un atto giudiziario, e anche senza aver mai letto una sentenza. (…) C’era il rischio che i corsi di formazione specialistica per avvocati venissero strutturati con lo stesso approccio di quelli universitari, così come spesso capita ai corsi di formazione post laurea. Fortunatamente, sembra che il rischio sia stato evitato. Per la prima volta nel loro percorso di formazione, gli avvocati specializzandi dovranno sperimentare (tendenzialmente per metà del corso) un approccio basato espressamente sul learning by doing, approccio che nelle linee guida viene menzionato come «una best practice e un pilastro dell’apprendimento attivo cui corsi debbono essere informati». (…) Resta il problema che a tale approccio si arrivi in una fase avanzata della formazione (da avvocati, anche se verosimilmente giovani). Ora c’è da augurarsi che il modello venga mutuato anche dai corsi universitari».